La parte uno è qui.
Fu così che conobbi Mousse e, lo ammetto, la mia ammirazione era già stata stimolata dal primo incontro con la delicatezza sfrontata con cui un Adamo avventura le sue dita per la prima volta verso il frutto originario della sua Eva.
«La squadra è già fatta, Kant – iniziò a interrompermi Tony – e poi tu vieni qui come se non sapessi che non dipende davvero da me». «Che storie mi racconti, Mister. Ti fanno allenatore e non decidi tu chi arriva in divisa e chi in tuta? A ‘sto punto accettavo l’offerta del Milan». «A piegare gli asciugamani» valutò col ghigno da Vecchio. «Che ironia, Mister. – ingoiai l’amarezza con un fruscio in gola – Ma me lo spieghi per filo e per segno perché al Dieci non deve stare uno che sa giocare? O quello buono ti piace così tanto che te lo vuoi tenere seduto accanto?». «Senti, nemmeno tu sei sicuro che ti metta lì in mezzo. A me m’importa ‘na sega se tu e Mousse siete diventate amiche del cuore, ma se proprio insisti ti ci faccio sedere in braccio».